[QUEST #1] THE DANCE OF THE BLACK SWAN

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    THE DANCE OF THE BLACK SWAN
    just danceElzie ha organizzato un ballo per celebrare la sua potenza e dimostrare a tutti come il suo dominio sia un dono per gli エイリアン (Eirian). Ad ognuno dei presenti è stata data una chiave ma solo una di esse sarà in grado di aprire il lucchetto appeso all'enorme baule posto al centro della stanza (il pg con la chiave corretta verrà estratto dallo staff e sarà avvisato a sorpresa durante la quest). In palio vi è un prezioso premio che però rimarrà segreto fino all'apertura del baule.
    Per il momento tutto sembra essere totalmente tranquillo.
    what's going on?! Dopo essere salita al trono la 罰 (Batsu) ha ottenuto il controllo su tutti gli エイリアン (Eirian) e minaccia di rendere le altre due figure al potere totalmente inutili con la sua presenza . Le punizioni sono diventate più crudeli e violente, gli umani sono terrorizzati e consapevoli di essere sempre più vicini alla possibilità che la razza umana si estingua. In segreto alcuni controllori, grazie all'aiuto dell'installatore William Jones e la guida di Conrad Wroth, hanno iniziato a tramare contro la 罰 (Batsu) e la 闇 (Yami) per mettere al potere solamente il loro leader; anche se nessuno ne è a conoscenza - esclusi i controllori - la 闇 (Yami) ha già perso i suoi poteri ed il suo ruolo grazie al siero W (creato da William Jones, il siero W è in grado di eliminare totalmente i poteri di un エイリアン (Eirian) portandoli ad essere esattamente uguali agli umani) ma le è stato permesso di vivere ancora nella città e di svolgere una qualsiasi delle altre mansioni rimaste, come farebbe un comunissimo エイリアン (Eirian).
    Ora è arrivato il momento di durante un ulteriore momento di gloria di Hades Elzie Bell, il ballo organizzato per celebrare la sottomissione totale dell'umanità alla sua grandezza. Tutto andrà secondo i piani o i controllori stanno segretamente pensando di rovinare tutto?

    © MADE BY ROXAS



    Benvenuti alla prima vera quest del forum! Stavolta ci teniamo a precisare che questa sarà solo la prima di due quest che verranno fatte tra Settembre ed Ottobre perciò speriamo di vedervi tutti ad entrambe e che possiate divertirvi. Questa prima parte sarà più tranquilla perciò vi chiediamo di descrivere semplicemente il vostro arrivo e le sensazioni che il vostro pg starà provando per questo evento (ovviamente ogni dettaglio extra e aggiuntivo è sempre ben accetto!)

    Avete tempo per rispondere fino al 30.09

     
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    Declan Morberg◊ エイリアン Eirian◊ Controllore◊ Etero ◊ Scheda


    Il corpo che occupava aveva certamente buon gusto per il vestiario. Era ciò su cui ragionava Declan quando, aprendo l'armadio, un folto corredo di camicie e cravatte gli si era palesato dinanzi, cogliendolo di stupore. Non vi era bisogno di pensarci troppo su: qualsiasi cosa avesse indossato, era certo, gli sarebbe calzata d'incanto. La maggior parte degli abiti era di taglio classico, i colori predominanti erano tutte le nuance possibili di blu; probabilmente il colore preferito del vero Declan Morberg.
    Afferrò una camicia bianca e un completo elegante - ma non troppo- e li appese al calorifero del bagno: amava infilarsi vestiti caldi, nonostante le sue grosse dimensioni, il freddo gli si insidiava fastidiosamente nelle ossa, prettamente di sera.
    Dopo una rapida doccia, si regolò la barba sotto il getto dell'acqua, si improfumò e si infilò gli abiti ben tiepidi, concludendo con un paio di scarpe "dalla suola rumorosa" come ingenuamente le definiva l'alieno.
    Un ultima occhiata e fu pronto a raggiungere quella festa alla quale non poteva certamente mancare: sia perché difficilmente gli Eirian potevano sottrarsi ad eventi formali come questo, sia perché negli ultimi mesi il suo vero compito era scortare ed assicurarsi che il lavoro svolto da William Jones portasse i suoi frutti. L antidoto che aveva creato lo scienziato era in grado di eliminare qualsiasi potere insito in ogni Eirian: iniettato alla donne attualmente in vertice, le avrebbe rese innocue come due agnellini. Dopo mesi di prove e teorie, finalmente in quella serata tutto si sarebbe rivelato e definito. Il compito di Declan era, ancora una volta, quello di assicurarsi che tutto filasse per il verso giusto: se era stato piuttosto semplice iniettare il veleno nel corpo della Yami, l impresa diventava certamente più ardua con la Batsu. Il potere l aveva resa inavvicinabile e, per certi versi, apparentemente imbattibile.
    Dopo di lei con queste parole, fece un breve inchino formale e galante, invitando il suo accompagnatore William Jones ad entrare per primo. Non si poteva dire che tra i due ci fosse un amicizia, ma avevano condiviso così tanto tempo insieme negli ultimi tempi che certamente erano in buoni rapporti. Inizialmente era stato difficile scalfire la corazza di intransigenza di Declan, ma a poco a poco Will era stato in grado di entrare nella quotidianità del Morberg, inducendolo a cercarlo quando si sentiva solo.
    Seguito Jones, Declan si guardò intorno, non stupendosi dello sfarzo con cui la Batsu aveva abbellito l'edificio che ospitava quella festa: aveva una precisione quasi maniacale, che rendeva tutto così perfetto da incutere timore. Nonostante ciò, nella mente dell'europeo non si delineò, nemmeno una volta, l ombra della sconfitta del loro piano: credeva in Conrad e credeva nelle capacità di Jones. Serviva soltanto condurre la serata verso la perfezione del piano che avevano studiato nei minimi dettagli.
     
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    Jill Valentine - Umana - Prostituta - Eterosessuale - scheda

    L'accordo fatto con Ryan si stava rivelando essere più complicato di quanto mi aspettassi; avevo riavuto il corpo di Devon ed avevo potuto seppellirlo così che trovasse pace e non fosse più usato da un altro エイリアン Eirian eppure stare perennemente attaccata a Ryan iniziava quasi ad essere piacevole, il che mi infastidiva. Continuavo ad odiarlo, terribilmente, eppure il mio corpo non smetteva di reagire positivamente ogni volta che mi toccava e la mia mente stava lentamente iniziando ad abituarsi alla sua presenza. Il che era inaccettabile, per quanto continuassi a non mostrare alcun sentimento nei suoi confronti, dovevo ammettere che nella mia testa tutto ciò stava iniziando a diventare assurdo ed il desiderio di fuggire da lui era sempre più grande. Per questo motivo quando Fan mi aveva chiamata per dirmi di fare da cameriera nell'evento celebrativo a favore di Elzie Bells non mi tirai indietro ed accettai senza alcuna remora, ne avrei approvittato per stare lontano da lui - che per qualche strana ragione aveva deciso di non presentarsi - ed avrei fatto qualcosa di diverso, per una volta qualcosa che non prevedeva svendere il mio corpo al miglior offerente.
    Sistemai i capelli e mi infilai addosso un abito nero scollato e corto - in fondo non ero un invitata perciò non avrei dovuto attenermi al codice d'abbigliamento della festa - che avrebbe rappresentato al meglio il Kitsune senza essere troppo trasgressivo per l'occasione, misi ai piedi un paio di scarpe col tacco, nere e laccate di vernice, ed uscii dal mio appartamento per dirigermi verso l'edificio in cui si sarebbe svolta quella pagliacciata.
    Da quando la Batsu era salita al potere ogni trasgressione alle regole equivaleva una punizione corporea o mentale e spesso la prima era meglio della seconda, noi umani eravamo diventati l'equivalente di un animale da compagnia ed ora nessuno sembrava più avere il coraggio di parlare o cercare di ribellarsi nonostante corresse segretamente voce tra i membri della mia specie che forse presto le cose sarebbero cambiate. Non si sapeva nulla a riguardo, nessun dettaglio, era solo una flebile speranza che sapeva più di illusione che di realtà.

    Bene, prendi la bottiglia di vino e dirigiti in sala, dovrai occuparti di tenere i bicchieri degli invitati perennemente pieni. annuii ed afferrai una bottiglia ed un fazzoletto di stoffa che posai sul mio braccio, pronta così a togliere ogni goccia potesse cadere da essa, dirigendomi poi verso la sala dove tutto sembrava pronto per iniziare, ora non mancava che l'arrivo della protagonista indiscussa di quella serata.




     
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    Faith Cavanaugh - Umana - Ribelle - Eterosessuale - Scheda

    La casuale scoperta dell'Elysium aveva reso le mie giornate decisamente più stancanti, frenetiche e pericolose, eppure le aveva anche --per la prima volta dopo anni-- animate di un'energia nuova e quasi incontenibile. Non si poteva --ancora-- chiamare speranza, ma forse era definibile come… fede. Il cambio di potere al vertice sembrava infatti aver portato solo ulteriore distruzione, sofferenza e morte tra noi umani, e certo non lo negavo, eppure --se si guardava bene al di là dell'apparenza-- quella non era che un'estrema manifestazione di debolezza. Lo insegnava la storia, quelle tante vicende che la maggior parte degli エイリアン (Eirian) si rifiutavano di degnare del minimo interesse, credendosi superiori ed immuni a ciò che alimentava invece le reazioni degli uomini. Non erano poi così diversi da noi da quel punto di vista, e nulla --per ora-- mi aveva fatto cambiare quell'idea: la violenza, la manifestazione di forza e il terrore offuscavano del resto la vista, distogliendo l'attenzione di tutti da ciò che invece non volevano mostrare al mondo. In quel caso? A mio avviso, la paura. Il disorientamento. Forse, sulla base di ciò che avevo avuto modo di vedere alla precedente proclamazione della 罰 (Batsu), anche un certo dissenso. Qualcosa di cui avremmo potuto approfittare? Non proprio. Ero infatti certa che non fosse ancora il nostro momento e --sebbene facessi una certa fatica a contenere mio fratello, soprattutto ora che avevamo individuato una base sicura e lentamente la stavamo dotando di beni di prima necessità ed in generale di tutto ciò che di utile riuscivamo a sgraffignare-- sapevo che non possedevano risorse a sufficienza perché una nostra azione non si rivelasse una missione suicida. Non avevamo abbastanza persone, risorse, informazioni. Il peggioramento delle condizioni degli umani, però, esacerbava l'odio. Lo alimentava e, nonostante tutto quello mettesse la nostra razza in maggiore pericolo, paradossalmente incrementava anche il desiderio di alzare la testa.

    Non sarebbe stata quella, la sera della rivolta, eppure --quando mi era stato ordinato di lasciare il mio lavoro di pulitrice e di diventare una cameriera perché a quanto pareva erano a corto di personale-- vi avevo visto un'occasione, più che una scocciatura. Non che, ovviamente, mi illudessi sarebbe stato piacevole, eppure --senza volerlo-- mi avevano dato la scusa perfetta per osservare, per verificare se effettivamente tra gli エイリアン (Eirian) esistesse una crepa in cui insinuarsi e --speravo-- anche per individuare qualche umano che in futuro avrebbe potuto incrementare le nostre fila. «Non preoccuparti, farò attenzione. Nessuna azione avventata.» Rassicurai mio fratello, o almeno ci provai, mentre mi aiutava a chiudere la zip posteriore del mio top. «Ti racconterò ogni cosa, al mio ritorno.» Posai delicatamente le labbra sulla sua guancia, prima di andare, consapevole di come il fatto che non fosse stato chiamato come cameriere tranquillizzasse me quanto infastidisse lui per il semplice fatto che non aveva occasione di osservare, forse persino di agire in qualche modo folle ed irrazionale. Del resto, non avevo ancora completamente chiaro che cosa passasse nella testa di Simon… Non più, purtroppo.

    Una volta lì, mi fu ordinato di raggiungere la sala e di girare tra gli invitati perché tutti potessero prendere dal mio vassoio alcuni stuzzichini a base di pesce che --detta francamente-- producevano un odore, a mio gusto, quasi nauseabondo. «Cosa credi che ci sia in quel baule?» Chiesi con voce quasi neutra, fatta eccezione per la nota di turbamento che vi si poteva percepire per il timore si trattasse di qualcosa che avrebbe ulteriormente peggiorato la nostra condizione. Mi affiancai con passo silenzioso e garbato ad una bellissima ragazza fasciata in un abito nero, un'altra cameriera, a giudicare dalla bottiglia di vino che aveva in mano. Quanti mesi erano che non ne bevevo una singola goccia? «Faith.» Mi presentai, sollevando leggermente le braccia come per dire che non potevo essere più educata di così e porgerle la destra. «Inizio ad intuire sulla base di quali caratteristiche fisiche ci abbiano scelto, stasera...» Insomma, io non mi reputavo certo una bellezza, eppure era evidente come tutti i camerieri fossero persone giovani, in forma e di aspetto gradevole. Evidentemente la 罰 (Batsu) teneva al fatto che i suoi invitato godessero di una visuale --per così dire-- piacevole durante la festa. Mi guardai intorno, con naturalezza e spontaneità, quasi come se volessi davvero assicurarmi che tutti i presenti stessero già mangiando qualcosa, ma in realtà li stavo squadrando --uno ad uno-- con attenzione. L'ipertimesia avrebbe fatto il resto, fissando ogni volto ed ogni espressione nella mia mente come un marchio infuocato. Nessun traccia, però, dell'エイリアン (Eirian) dagli occhi bicolori che qualche settimana prima mi aveva salvato da qualcosa di peggiore della morte, perlomeno per chi --come me-- era condannata a non dimenticare alcunché fino all'ultimo dei suoi giorni. Non c'era, e --sebbene non volessi ammetterlo-- una parte di me aveva sperato che quella sera si sarebbe rivelata un'occasione anche solo per incrociare di nuovo il suo sguardo e cercare --probabilmente invano-- di… capire?


     
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    Jacob E. Freud ◊ umano ◊ custodia ◊ Eterosessuale ◊ Scheda

    Piegato sullo specchio dei bagni del personale, si sistemò il colletto perfettamente inamidato per quella che doveva essere la quinta volta ormai, tirando e giocando con l’altezza del papillon nero senza che ovviamente ci fosse verso di nascondere del tutto quello sfregio alla base del collo. Invisibile ai suoi simili, spuntava in realtà di poco dal lembo della camicia ben stirata che indossava, ma era comunque un centimetro che per i suoi nervi faceva la dannata differenza.
    Udì il suono pesante di nocche ossute abbattersi rabbiose sulla porta, un invito "garbato" atto a segnalargli che il tempo a sua disposizione era terminato. Jacob si voltò e rimase a fissare l’entrata con espressione indecifrabile, l’inquietudine e l’angoscia distinguibili solo se qualcuno si fosse preso il disturbo di scrutare davvero oltre quelle iridi verde-ambrato. Ancora non sapeva chi di preciso lo avesse voluto lì. La comunicazione era arrivata da parte dell’I.D.U., nessun nome in particolare da poter maledire.
    Attese qualche altro secondo, restio, quindi fece un respiro profondo ed uscì.
    Non distinse davvero le parole sprezzanti che l’エイリアン (Eirian) gli rivolse, eppure biascicò lo stesso un paio di scuse generiche mentre quello lo riconduceva a passo spedito dritto in mezzo ai propri simili: sbucati ad una delle estremità dell’enorme e sontuosa sala, bastò un’occhiata agli ultimi ospiti arrivati per avere la conferma che quella notte sarebbe stata, semplicemente, la più infernale di tutta la sua vita.
    L’alieno gli indicò con un gesto brusco del braccio le due tavolate ai margini della stanza – entrambe già corredate di vassoi e pietanze pronte per essere distribuite o trasferite man mano al buffet principale – quindi gli intimò di prendere un piatto di portata e darsi da fare.
    Vestito e tirato a lucido per fare il cameriere, fermo impalato con il cabarè fra le mani, l’ex-avvocato continuava ad essere un tantino restio a gettarsi nella mischia: in qualunque modo la si guardasse, fare un passo avanti equivaleva ad entrare in un campo minato. Non era più sufficiente essere rinchiuso con decine e decine di quelle creature, ora abiti e maschere più o meno sgargianti, assurdamente sfarzosi, ne nascondevano l'identità e celavano quali ruoli ricoprissero, in un gioco perverso di legami insospettabili che bastava a rivoltargli lo stomaco. Soprattutto perché lui aveva una lista piuttosto lunga di mostri che ci teneva davvero a non incrociare, e in quello scenario non gli veniva nemmeno concesso di riconoscerli tutti per riuscire ad evitarli. Era abbastanza sicuro che quel Controllore risputato direttamente dall’angolo più buio e sadico degli Inferi non ci fosse (dal modo in cui picchiava non gli sembrava il tipo da prestarsi a quelle pagliacciate in maschera), ma d’altro canto era quasi impossibile che quell’altro non avesse presenziato. Il suo Giudice. L’法律 (Hōritsu). Colui che l’aveva reso ciò che era, un animale perennemente in attesa del macello. Bastò il ricordo di quel volto di pietra, di quell'assoluta, glaciale freddezza dietro quelle iridi vuote a fargli accelerare i battiti. La consapevolezza di essere un pesce troppo piccolo e quello un evento troppo importante per essere degnato di considerazione era il suo unico conforto, nonché uno dei rari vantaggi di essere una Custodia.
    L’unico, a dire il vero.

    Anche con le più attente delle previsioni, tuttavia, rimaneva comunque un'importante, grossa incognita.
    Will.
    La gola gli si contrasse d’istinto e la morsa sul suo stomaco aumentò.
    Non aveva idea che genere d’individuo fosse il parassita che ora occupava il corpo del suo migliore amico. Non aveva voluto saperlo. In una delle sue visite di controllo all’I.D.U. - un terrificante mattino - gli era sembrato di sentire la sua voce riecheggiare per il corridoio nel quale stava per svoltare, e il cuore per poco non gli era esploso nel petto rimbombando con lo stesso boato di una granata. Ricordava il senso di vuoto, la nausea, la vertigine. Era rimasto immobile, pietrificato, poi all’ultimo, quasi cedendo ad un primordiale istinto di sopravvivenza, aveva fatto un balzo indietro ed era fuggito a nascondersi oltre la prima porta che si era aperta sotto la sua spallata.
    L’ultima volta che lo aveva visto, Will era un umano. Era un ricordo prezioso e spaventosamente fragile, e non sapeva come stesse davvero affrontando il lutto Amber (non erano mai riusciti a parlarne. Troppo distanti, troppo sanguinanti) – ma lui non era ancora pronto ad aprire gli occhi, ad accettare.
    Amber.
    Amber, quella stupida!
    Perché quella cretina non c’era? L’ultima volta non era forse stata convocata?
    Di tutte le serate più di merda, proprio in quella doveva mancare. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter litigare con lei, pure a costo di beccarsi uno di quei suoi pugni micidiali.

    Capì di star giocando con il fuoco quando si sentì trafiggere la nuca da uno sguardo rovente: l’エイリアン (Eirian) che lo aveva ripescato dai bagni era tornato dal suo giro di controllo e non sembrava affatto contento di ritrovarlo nella stessa identica posizione in cui l’aveva lasciato. Improvvisamente animato da un’ondata di buona volontà, l'ex-avvocato si staccò dal suo angolino e si affrettò ad unirsi alla piccola fiumana di umani intenti ad aggirarsi per la sala, finendo per accodarsi suo malgrado dietro ad un paio di cameriere intente a parlottare con discrezione fra di loro, o almeno così pareva:
    «Inizio ad intuire sulla base di quali caratteristiche fisiche ci abbiano scelto, stasera...» stava dicendo quella più ciarliera delle due. Jacob non finse nemmeno di non stare origliando.
    «E quali sarebbero?»
    Intromettersi negli affari altrui non era stato solo un aspetto del suo lavoro, era e rimaneva tuttora una sorta di vocazione. Pareva quasi si sentisse obbligato a ficcare sempre quella sua linguaccia ovunque. Di solito non gli interessava granché la risposta, e quella volta non faceva eccezione. Quello, o forse era semplicemente nervoso da morire. «Permesso» le sollecitò in ogni caso, esibendosi in un cenno sbrigativo ed impaziente con la mano libera. In realtà c’era tutto lo spazio perché potesse girare loro attorno anziché passarci in mezzo, ma certe accortezze rimanevano al di fuori della sua logica.
    Fu solo dopo che si accorse chi fosse la ragazza con cui l’altra giovane stesse parlando, e a quel punto si pentì amaramente di averle interrotte.
    «Oh...» biascicò, di colpo schivo «...ehi
    Non sapeva come stesse reagendo il suo viso, ma pregò che l'ingombrante disagio che stava provando non fosse evidente.
    Jill.
    Prima che diventasse proprietà privata di un qualche fregacorpi particolare, Jacob aveva richiesto in più di un'occasione la compagnia di Jill. Non quel genere di compagnia, e forse era proprio quella la cosa più imbarazzante. Un sacco di persone al Kitsune non facevano che ripetere quanto fosse carina, posata, gentile, paziente e...e...e lui a volte voleva semplicemente sedersi al tavolo con qualche altro umano che non lo considerasse uno spione, una minaccia, un povero pollo da spennare, e magari perfino fingere di sapere esattamente come si faceva a relazionarsi con gli altri.
    Sentendosi immediatamente con le spalle al muro si affrettò a distogliere lo sguardo dalla punta di diamante del KK, preferendo di gran lunga riportare la propria attenzione su quell'altra. Una ragazza che non aveva mai visto, decisamente carina, il visino pulito e gli occhioni grandi da cerbiatta. Quel genere di ragazza con cui lui non aveva mai avuto fortuna, e che dopo tutto ciò che era capitato alla Terra e ai suoi abitanti avrebbe giurato fosse andato definitivamente estinto. O forse era la natura discutibile delle sue frequentazioni a parlare.
    In ogni caso gli occhi di Jacob finirono per ricadere sul vassoio che quella reggeva fra le mani, puntandolo immediatamente come un cane da caccia:
    «Non è rimasto granché» osservò, assottigliando lo sguardo «Facciamo cambio. Finisco io il giro e lo riporto nelle cucine»
    Non suonò esattamente come una gentilezza, e in effetti non lo era. A voler ben guardare non era nemmeno una domanda, e di fatto non attese risposta o cenno di assenso d'assenso prima di allungare la mano per sfilarglielo e sostituirglielo.
    Un cabarè mezzo vuoto era un ottimo pretesto per potersi defilare con discrezione dall’occhio del ciclone, e in quel momento non vi era nulla al mondo che egli desiderasse di più.



    Edited by _Moth_ - 26/9/2018, 03:37
     
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    Fan-Ling ◊ エイリアン (Eirian) ◊ Barista del Kitsune Klub ◊ Etero ◊ Scheda

    La scelta del vestito era certamente discutibile, ma per i motivi sbagliati.

    Nascosta dietro alla possente colonna che precedeva quell’ingresso trionfale, Fan-Ling stava combattendo una strenua battaglia con strascico e chiffon - uno scontro agguerrito dal quale stava uscendo decisamente sconfitta. In mezzo a quella gonna vistosa - infinita - stava tentando di trovare quella sicurezza un po’ sfacciata che le apparteneva quando si muoveva, ma era evidente che la kitsune non fosse granché entusiasta di quella sua nuova pelle. Scostando e riassettando il tessuto con gesti stizziti si domandò se non avesse fatto meglio a fare di testa sua fin dall’inizio. Un abito poteva essere perfetto per un’occasione e risultare comunque fuori luogo se non era riempito dalla giusta personalità, ma qualcuno lo spiegasse agli altri giù al locale: ognuna delle sue normali scelte l’avrebbe fatta apparire come una escort di lusso ad un gala, dicevano, e nonostante lei di solito fosse sempre pronta a cogliere una sfida quello era probabilmente l’ultimo evento che sarebbe stato furbo usare solo per farsi pubblicità e una risatina.
    Così alla fine aveva deciso di accettare suggerimenti, e ancora doveva capire se era rimasta vittima di un consiglio o di un dispetto. Impigliata in quel corsetto intransigente come un pesce nella rete di un pescatore, provò a sistemarsi ancora una volta il décolleté vergognosamente casto prima di gettare la spugna e fare il suo ingresso nel sontuoso salone sbuffando come una ciminiera sotto alla maschera ridente.
    L’espressione curiosa e guardinga custodita dietro il muso da volpe, prese a guardarsi attorno con discreta voracità, un animale selvatico alla ricerca di una pista. Era difficile stabilire in quel quadro dai colori sgargianti chi fosse davvero la preda e chi il cacciatore, tuttavia le premesse stesse di un simile evento rendevano la caccia divertente e stimolante: non vi era luogo più adatto per carpire segreti preziosi, rivestiti e offerti con una sincerità quasi totale poiché potevano essere celati dietro a visi falsi ed effimeri. Volti bugiardi, effigi la cui scelta stessa tuttavia forse rivelava ben più di quanto probabilmente intendesse fare chi le aveva scelte.

    Al momento nessuno dei presenti le appariva granché famigliare: un paio di frequentatori del Kitsune sparsi pigramente qua e là, magari, ma nessuno con il quale valesse davvero intrattenersi. Nessuno che potesse tornarle utile. E le stelle della serata, notò, non erano ancora apparse all’orizzonte.
    Priva di un uccellino che la intrattenesse, perciò, all’ エイリアン(Eirian) che occupava il corpo di una cinese non rimase che scivolare fra i piccoli grappoli d’invitati che andavano via via formandosi alla ricerca d’ispirazione, qualcosa in grado di catturarla in attesa del grande evento. Fu inseguendo il miraggio di un’umana, una cameriera che reggeva quella che pareva una grossa bottiglia di vino (era Jill? Doveva pur essere lì da qualche parte, dopotutto, l’aveva invitata lei stessa!) che si ritrovò infine a sbucare nel lato opposto della sala, una parte forse un po’ meno caotica, un filo più discreta.
    Un angolino che nascondeva qualcosa di decisamente interessante.

    Lo strano copricapo che indossava non era esattamente una maschera. Assomigliava più ad una sorta di elmo alato, così bizzarro e ricercato da catalizzare subito le sue iridi scure, portandola a domandarsi in un lampo quale mai potesse essere il suo significato, cosa mai rappresentasse per lui.
    Sotto di esso Fan-Ling riconobbe l’エイリアン (Eirian) del Tempio, il misterioso biondino che l’aveva urtata per poi uscirsene tanto soavemente con un bel sorriso e una parlantina ammiccante.
    Nascosta dietro al muso di volpe, l’aliena nel corpo di donna scandagliò minuziosamente la sua figura, il viso reclinato di lato, un’apparizione immobile, quasi spettrale, in mezzo alla cacofonia di suoni e voci. Rimase a fissarlo per lunghi istanti, assorta, rapita, quindi si voltò in un unico scatto e finse un improvviso e solenne interesse per il buffet lì accanto. Nessuna delle pietanze adagiate tanto ordinatamente sui vassoi godeva in realtà della minima considerazione: tutto ciò a cui Fan-Ling vedeva riusciva a pensare fera la sua figura imponente fasciata in quell’abito impeccabile che lasciava la platea per dirigersi con passo sicuro verso il palco, e una vicinanza all’法律(Hōritsu) che tradiva la complicità di un fido alleato.

    Se mai quel visino non fosse stato un ottimo motivo per tenerlo d’occhio, il ricordo di quel particolare episodio le fornì la scusa che stava cercando.
    Sorrise.
    Forse per quella sera aveva appena trovato il suo uccellino...



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    E, su indicazione di Incanto, ecco la maschera di Declan :D
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    Conrad Wroth - エイリアン (Eirian) - 法律 (Hōritsu) - Eterosessuale - scheda

    Avevo passato settimane a lavorare con gli altri controllori e William per trovare il modo di cambiare la situazione; per quanto considerassi gli umani totalmente inutili dovevo ammettere che i metodi di Elzie rischiavano di distruggere persino l'equilibrio tra gli エイリアン (Eirian). Molti di loro non era d'accordo con il suo arrivo al potere e la voglia di rivoluzione stava iniziando a montare in entrambe fazioni, la cosa migliore da fare - per non perdere anche i miei uomini - era di continuare a cercare un modo per rendere Elzie e Kara totalmente inoffensive così da prendere il loro posto senza essere costretto ad uccidere membri della mia stessa razza. Il nostro sangue era puro e sprecarlo in quel modo, così come faceva Elzie, era decisamente riprovevole, sarei stato più caritatevole e, allo stesso tempo, avrei dato ad entrambe una punizione peggiore della morte. L'eccessiva ambizione così come il totale menefreghismo andavano puniti ed ora avrei ricordato ad entrambe la lezione.
    Nel caso di Kara era stato più complicato agire; avevo sempre provato un'attrazione indescrivibile per lei e da quando avevamo iniziato ad andare a letto insieme le cose erano diventate bizzarre, tanto che mi ero ritrovato a farmi iniettare il vaccino più volte a settimana per paura di essere stato infettato dai sentimenti umani. Il pensiero di lei era sempre presente così come i sensi di colpa che giorno dopo giorno non facevano altro che riempire la mia mente.

    "Perchè dovrei sentirmi in colpa, è ciò che ogni エイリアン (Eirian) farebbe al mio posto per salvare la nostra specie, non c'è niente di male nel voler riportare ordine nella nostra specie." guidato da questa consapevolezza andai a farmi un ultimo vaccino e mi radunai con gli altri controllori cercando di fare il riepilogo della situazione: William aveva finalmente trovato la formula per il vaccino ed era pronto, i controllori si erano informati sui nostri oppositori ed alcuni di loro avevano scoperto persino l'organizzazione di Elzie per la festa in maschera, ora non ci restava che attaccare. Non ci eravamo organizzati in precedenza per evitare di essere scoperti, chiamai Richard e Declan e insieme ad altri dei miei uomini ci dirigemmo verso la casa di Kara per iniziare con il piano. Tolti i poteri a Kara avremmo avuto massimo 48 ore per agire, probabilmente anche molto meno.
    Aspettammo l'arrivo della notte e poi, mentre loro si nascondevano ai lati della porta, bussai aspettando che venisse ad aprirmi. Le avevo scritto dicendole di volerla, un gesto veramente basso e vergognoso (così lo avrebbero descritto gli umani) ma necessario alla causa. Quando aprì la porta non aspettai nemmeno di farla parlare, i miei uomini le piombarono addosso tenendola ferma ed io feci segno a William di avanzare con il siero. Le iniettarono il siero direttamente in vena un istante dopo che una scarica di elettricità venne lanciata dalla sua mano in direzione di Richard che finì per schiantarsi contro il muro perdendo i sensi. Subito lei si piegò a terra contorcendosi dal dolore e, qualche istante dopo, quanto tentò di colpirci con i suoi poteri ebbi la prova di come il siero funzionasse.

    Bene, ora possiamo occuparci di Elzie. Kara sei ufficialmente una normalissima エイリアン (Eirian). Nessuno di noi ti accetterà più come sua regina, ti lasceremo vivere in città con i tuoi simili ma da oggi in poi dovrai sottostare solamente al nuovo re, io. mi voltai verso gli altri e chiesi a Declan di occuparsi di Richard per poi dirigermi verso l'uscita. Lì, quella sera, avevo finito.

    L'indomani mattina l'I.D.U. era completamente nel caos a causa dei preparativi per la festa di Elzie e, approfittando del trambusto, mi radunai con i miei controllori e William per parlare del nostro nuovo attacco. Quella sera ci saremmo assicurati di mettere fine a quella storia. Non avrei avuto la presenza di Richard al mio fianco per quella sera - visto che ancora stava cercando di riprendersi dal trattamento di Kara - ma non lo consideravo un problema. Sapevo che Declan avrebbe potuto gestire la situazione anche da solo. Il dominio di Elzie sarebbe finalmente finito.

    [...]

    Arrivai leggermente in ritardo alla festa ma con un abito impeccabile e persino una maschera a coprirmi il viso, avrei preso parte a quella pagliacciata per il tempo necessario e poi mi sarei occupato di darle ciò che meritava. Nell'entrare incontrai lo sguardo di Declan, salutandolo con un cenno del capo ed andando oltre, feci lo stesso anche con William e poi mi diressi verso Elzie, afferrandole la mano con eleganza per farle quello che agli occhi di tutti sarebbe apparso come un baciamano elegante che sanciva una volta per tutte la nostra unione. Mai cosa si sarebbe rivelata più falsa.

    Complimenti, vedo che ti sei impegnata molto per organizzare questa serata. la voce calma e tranquilla mentre le rilasciavo la mano e mi posizionavo al suo fianco, lanciando uno sguardo ai presenti.



     
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